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MACCHIE DI INCHIOSTRO SU CARTA SENSIBILE 01/05/2024 Avevamo
lasciato il prolifico polistrumentista Sergio Caleca col suo progetto
Habelard2 giusto qualche mese fa con la rivisitazione del suo primo
disco come Habelrad2 “Qwerty”, intitolato per l’occasione “Qwerty 2023
Remix”(la mia recensione su mat2020 (http://mat2020.
blogspot.com/search?q=habelard2). Ed eccoci ad ascoltare il nuovo lavoro (è il tredicesimo album) intitolato “Macchie Di Inchiostro Su Carta Sensibile”, più spostato verso sonorità prog sinfoniche con le tastiere sono protagoniste. Il titolo del disco si ispira a un progetto mai decollato che includeva fotografie e poesie. L'album rappresenta un ritorno alle radici del prog e del rock sinfonico, con composizioni originali, arrangiamenti complessi ed una grafica curata dallo stesso artista. La registrazione è avvenuta tra il 2023 e il 2024 a Milano. Dodici sono le tracce (tutte strumentali) che compongono il gustoso menù del disco, tutte composte, suonate, arrangiate e registrate dal polistrumentista che dimostra, ancora una volta, di avere ottime frecce da scagliare sul mondo del prog. Il lavoro si apre con “Ostinatoin(e)sistente”, molto vario che pesca anche nel classico e dimostra tutta la sua qualità compositiva e strumentale. Le chitarre elettriche introducono, con deciso ritmo, la title track “Macchie d'inchiostro su carta sensibile”; poi le tastiere rivestono con gusto sinfonico tutto il brano. “Noblesse oblige” è aperta da accordi di pianoforte affiancati prima dall’organo e poi dalla sezione ritmica … molto suggestivo il coro che dà ulteriore corpo al brano. Ancora le chitarre introducono “Il conflitto”, che vede protagonisti anche il fagotto oltre al supporto dei synth; i cambi di umore rendono molto suggestivo il brano e l’arpeggio di chitarra ricorda certi passaggi dei Genesis. Il pianoforte di nuovo protagonista nell’introduzione di “Coda di rondine” (lo stesso Caleca racconta che è stato preso da una improvvisazione del 1980) … ancora cambi di tempo con le chitarre e l’organo ben supportati dalla sezione ritmica. “Interludio III extra large” pesca dallo stesso presente in Qwerty, ma con una veste sonora diversa e decisamente con una ritmica più decisa; la nuova veste del brano lo rigenera e rende più attuale. Chitarra arpeggiata e basso ad aprire “La polvere sotto il tappeto” … anche qui si alternano momenti pacati ad altri più decisi sempre all’insegna del miglior prog sinfonico … ottima l’orchestrazione anche col contributo del synth, lo stesso che apre “Il Tempio”, che alterna momenti vivaci e più pacati dove con un interessante lavoro al mellotron, con i fiati a rendere l’atmosfera più corposa e drammatica. Ancora il pianoforte sugli scudi in “Col senno di poi”, che in seguito viene affiancato dall’organo e dalla sezione ritmica … anche qui gli umori variano creando sempre alta l’attenzione di chi ascolta. Chitarre, archi e flauto imprimono un marchio decisamente classicheggiante a “L'Ablazione Del Tartaro” ma è solo questione di attimi perché il cambio di tempo è in agguato ed arriva ad imprimere ritmo e corpo dove flauto, viola chitarre diventano protagoniste. Siamo quasi giunti alla fine di questo ottimo lavoro; giusto il tempo di gustarci “Terra bruciata” e “Il contagio” che confermano la qualità artistica di Sergio Caleca e la sua abilità nel far convivere il classico con il rock, sempre con raffinatezza esecutiva trasportando nel presente, con suoni ed arrangiamenti attuali, un sound che ha radici già dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso. Se siete sensibili alle raffinatezze e se vi piace il bello nella musica questo disco fa sicuramente per voi. Mat2020 Luca Paoli |
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QWERTY 2023 05/01/2024
Il
y a à peine quelques semaines, je chroniquais Il matto, le dernier
habelard2,et voilà que je reçois un message de Sergio Caleca,
m’annonçant la sortie de son dernier né : QWERTY 2023. Je ne m’y
attendais évidemment pas, c’est un peu le propre des surprises ! A vrai
dire, il ne s’agit pas tout à fait d’un nouvel album, mais une remise
au gout du jour de son premier album datant de 2013. Le dépoussiérage a
consisté à éliminer les nombreux et très courts interludes, à jouer
lui-même les parties de basse, et bien sûr à réaliser un nouveau
mixage. Il reste 11 morceaux qui vous convaincront aisément que le
style inimitable d’habelard2 était déjà bien présent dès les origines.
La règle est simple : une idée musicale = un morceau, et on passe au
suivant sans s’appesantir. Il semblerait que l’Italie utilise le
clavier QWERTY, quelle drôle d’idée ! Un cauchemar pour les français et
accessoirement pour nos amis belges … bon on va passer au-dessus de ces
querelles et s’occuper plutôt des claviers musicaux qui ne posent pas
ce genre de problèmes. Les
trois premières pièces : « Another Bishop », « Ice 9 » et « Gimme Fire
» sonnent bougrement fusion / jazz rock, avec parfois des accents latin
jazz. D’ailleurs, il y a quelques jours je revisitais d’anciens vinyles
d’un groupe de fusion, Azymuth, et cette trilogie introductive me fait
faire le rapprochement avec cet excellent groupe brésilien. A noter que
« Gimme Fire » fait référence au fameux « Take 5 » de Paul Desmond /
Dave Brubeck. Point de rythme à 5/4 ici, mais bien plutôt un hommage.
Changement de style pour la suite où les 2 morceaux, « On a Failli le
Falloir » (là on passe en AZERTY !) et « De Refrigeriis Jugeri », font
dans le répétitif, dans un style de chaconne / passacaille. «
Nenia » aborde un rythme plus rapide où la musique évolue
principalement en mode mineur et vient nous surprendre quand la guitare
termine une phrase en mode majeur. La piste-titre, à l’origine écrite
pour un séquenceur midi, nous vaut une pièce électro mêlant la lourdeur
de la basse électro aux accents new age des voix supérieures. On change
de monde avec « Almanallo », véritable danse folklorique, d’abord un
peu pataude et qui vire soudainement au baroque léger. « Trappe Nigaud
», nouveau clin d’œil à la France, est une très belle pièce
essentiellement au piano. « Death », dédié à la mémoire d’un être cher,
s’écoule lentement dans un mouvement perpétuel à peine perturbé par la
ligne mélodique. La pièce terminale, « Empty Tree », décline un thème
répété dans d’incessantes variations qui vont crescendo, avant une
reprise terminale tout en délicatesse. Ce très beau thème va me trotter
dans la tête pendant un certain temps je le crains … Je
ne connais pas les capacités de Sergio Caleca à manier machines à
écrire ou claviers d’ordinateur, mais aux claviers d’instruments de
musique et à la composition musicale il est de première classe !
Quelques simples clics vous emmèneront facilement découvrir ce bel
album.
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